L’anima al lavoro

Topic/Problem
Perché lavoriamo? Ok, dobbiamo mettere insieme pranzo e cena, per noi e gli eventuali figli. Ma perché facciamo quello che facciamo, così come lo facciamo? Questa domanda apparentemente scontata è insieme inquietante e affascinante, lo si scopre rovesciandola:
perché non cambiamo lavoro?perché non modifichiamo il nostro modo di lavorare?
Per noi come formatori questo punto è chiarissimo: non si riesce a cambiare nulla delle persone e delle organizzazioni se non si tocca la loro anima. Perché è anzitutto con l’anima che noi siamo al lavoro.
E allora è da qui che tutto deve iniziare. E allora provaci.
Io ci ho provato. Mi sono chiesto perché faccio quello che faccio e ho trovato, dopo un sacco di tempo, la mia risposta: lo faccio perché amo l’apprendimento. Apprendimento. Ecco la parola chiave, il punto fondamentale della mia vita lavorativa. Che ridà senso a tutto, che proietta nuova luce su tutte le fatiche, le incazzature, le speranze, gli inciampi e gli slanci.
Ho ri- trovato, dopo un sacco di tempo, la mia anima.
E tu?

Approfondimento
Un libro mi è stato di grande ispirazione per tornare a mettere al centro l’anima nel lavoro:
David White, Il risveglio del cuore in azienda, Poesia e preservazione dell’anima sul luogo di lavoro, Guerini e associati, 1997: https://www.goodreads.com/book/show/18709826-il-risveglio-del-cuore-in-azienda, prefazione di Alberto Gargano, uno dei più celebri formatori italiani, durante gli anni ottanta e Novanta sugli scudi per la tematica della Qualità Totale.
Cos’è l’anima? Adotto qui la concezione antica, intendendola come principio di unità e continuità pur nei cambiamenti, dimensione essenziale che dà senso al mio divenire, oltre i dettagli, ciò che rende qualcosa quello che realmente è.
Per gli antichi sapere la propria anima (“cerca te stesso”) è un passaggio fondamentale per realizzare sé stessi, ovvero per la felicità. Felice è chi realizza al massimo grado la propria anima, il proprio essere più vero, che lo distingue da tutti ma nel contempo lo rende simile ai suoi simili.
Come si fa allora a conoscere la propria anima e agire di conseguenza? ovvero come si fa a diventare felici?
La risposta a una domanda del genere non consente brevi interlocuzioni, ma richiede un’intera narrazione di sé. Solo se sono in grado di ri-costruire e rappresentare il mio Sé in divenire, umanamente e professionalmente, la mia storia, solo allora riesco a ri-trovare l’anima. Se prima o poi non lo faccio, sono spacciato. Individualmente mi rifugerò in soluzioni alla disperazione che vanno dalle Slot al sesso compulsivo. Nelle organizzazioni non saremo più in grado di prendere decisioni e fare investimenti sapendo in base a cosa lo facciamo.
Se manca l’anima, manca un’identità, manca la forza di tenersi nelle avversità. E trionfa la depressione.

Domanda: perché lavoro? Risposta: perché ho un’anima! Perché sono quest’anima, questa identità, questa storia.
Domanda: perché lavoro nel modo in cui lavoro? Risposta: perché ho (ri-)trovato la mia anima, perché è la mia anima ad essere al lavoro, è la mia anima ad animare il lavoro, a dare senso al lavoro: work in progress, soul in progress.

Strumento
Uno strumento ha un che di tecnico, che apparentemente poco si addice alla dimensione spirituale di anima e motivazione.Ti sfido però a provare, su te e colleghi, una piccola potente tecnica per “trovare o ri-trovare la propria anima al e nel lavoro”: il Golden Circle.

L’esercizio è apparentemente semplice, applicato anzitutto alle aziende ma altrettanto valido per il singolo, poiché il punto è il medesimo: quale è e dove sta l’anima.
Il primo passaggio consiste nell’osservare COSA facciamo, gli aspetti esteriori, le evidenze empiriche, che vanno dai prodotti/servizi per una azienda alle azioni e comportamenti (pratiche, abitudini, attività) per l’individuo. E’ il livello più facile.
Poi scendiamo ad un livello meno materiale, che richiede vista più raffinata, capacità di interpretare l’esistente: il capire COME facciamo quello che facciamo, nel senso sia della qualità di ciò che viene prodotto e agito che nel senso dell’estetica, che ha a che fare non solo con la vista ma con tutti i sensi (compreso il sesto, ovvero quello intellettuale e anche emotivo).
Infine cerchiamo di toccare il livello non osservabile, che sta sotto (o sopra o dietro) ciò che facciamo e il modo in cui lo facciamo, ovvero il PERCHE’ lo facciamo. Qui quasi sempre non si arriva, semplicemente teniamo nascosto a noi e agli altri questo livello. Qui però sta la verità, che i greci definivano infatti con la parola non-nascondimento. S-coprire questo livello vuol dire fare apocalisse di noi, s-velamento, e può essere dannatamente pericoloso o terribilmente efficace per raggiungere quella Pienezza di cui stiamo parlando.
Guarda il video di Simon Sinek.
Poi prova ad applicare il Golden Circle su di te, convintamente. Vedrai che per qualche minuto il tuo respiro cambierà. Come quello del Buddha dopo l’illuminazione.

PS: nel fare l’esercizio puoi usare come colonna sonora gli U2 di “I still haven’t found what I’mlooking for”, giusto per ricordarci che l’anima non è un dato o un oggetto, ma il suo stesso cammino di ricerca…

I Still Haven’t Found What I’m Looking For by U2 on VEVO.